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Ormai, si sa, i tre Grandi Carnivori - lupo, lince ed orso - che si erano estinti (o quasi) sull’arco alpino negli ultimi due secoli vi stanno silenziosamente facendo ritorno, a ritmi ed in contesti di accettazione sociale certo diversificati, ma in un processo continuo che probabilmente ci accompagnerà nei decenni futuri.
Nel settore centro-orientale delle Alpi Italiane gli ultimi eventi, che si sono susseguiti a ritmo serrato nei mesi estivi del 2013, hanno riguardato in particolare il lupo. Dapprima - era il 7 agosto 2013 - si è registrata la conferma della avvenuta prima riproduzione della ‘famosa’ coppia Slavc-Giulietta nel territorio della Lessinia veronese. ‘Famosa’, si è detto, in quanto prima coppia riproduttiva ‘mista’ tra la provenienza dinarica di lupo (Slavc, il maschio, che ha raggiunto la Lessinia alla fine di marzo del 2012, proviene infatti dal branco denominato Slavnik, in Slovenia meridionale) e quella italica (di Giulietta, la femmina, che possiede il genotipo esclusivo della popolazione italica, non è stato possibile per il momento individuare il branco di provenienza delle Alpi occidentali franco-piemontesi: è comunque presente in Lessinia almeno dal 24 gennaio 2012). La coppia ha dato alla luce due cuccioli, che rappresentano appunto i primi frutti della ricongiunzione delle due popolazioni - ben caratterizzate anche geneticamente - che sono rimaste isolate tra loro per circa 150 anni. Poi l’annuncio della presenza, davvero inaspettata, di una seconda coppia di lupi in Val Tramontina, in provincia di Pordenone, accertata attraverso le tecniche della genetica non invasiva ed attività di foto- e video-trappolaggio, metodiche ormai di uso generalizzato per il monitoraggio anche degli altri Grandi Carnivori che stanno ripopolando le nostre Alpi. Infine - ma il dato è ancora sotto esame - sembrerebbe che M24, il lupo maschio che ha stabilizzato dall’estate 2010 il suo territorio vitale a cavallo delle province di Trento e Bolzano, tra l’Alta Val di Non e la Val d’Ultimo, sia accompagnato, dalla fine dell’estate 2013, da un secondo esemplare di sesso ancora sconosciuto, come testimonierebbero in particolare due osservazioni dirette ritenute affidabili, la prima delle quali è tra l’altro documentata anche fotograficamente (sebbene le immagini paiano potersi attribuire solo ad un esemplare dei due osservati insieme).
Va anche tenuto presente che il branco svizzero della regione della Calanda, nel Canton Grigioni ai confini con il Canton San Gallo, dopo la prima riproduzione accertata nel 2012 (con ben 6 cuccioli nati) ha prodotto anche nel 2013 una cucciolata, di almeno 4 lupacchiotti: la distanza dal confine con l’Alto Adige e con la Lombardia è davvero contenuta, ed è possibile che la dispersione di questi giovani lupi possa interessare già a partire dall’anno prossimo aree alpine italiane.
Insomma, è da prevedere che la dinamica di espansione del lupo nell’arco alpino centro-orientale italiano sia ancora più veloce di quello che si poteva ritenere solo fino a qualche anno fa: si pensi che la prima evidenza di frequentazione della specie in questo settore delle Alpi italiane, costituita dal rinvenimento dei resti completi di un lupo maschio - di origine rivelatasi poi dinarica - sui versanti orientali del Corno Nero (in comune di Varena, Trentino orientale), data in effetti solo al 2007!
Novità interessanti paiono profilarsi anche per quanto riguarda la lince: singoli soggetti, apparentemente solo maschi, sono presenti da tempo in Friuli, alcuni dei quali sono stati sottoposti a monitoraggio radiotelemetrico, già dal 2006: ma mancano qui, come in tutto l’arco alpino italiano, evidenze certe di riproduzione recente. Anche B132, il maschio - nato nel 2006 in Svizzera nord-orientale - stabilizzatosi nel Brenta sud-orientale (provincia di Trento) dall’aprile 2008 ed anch’esso monitorato tramite radiotelemetria, è rimasto isolato. É noto infatti che le femmine di questa specie disperdono a distanze decisamente inferiori a quelle raggiunte dai maschi, rendendo così la colonizzazione di nuovi territori a partire dalle - poche - popolazioni vitali della specie a livello alpino piuttosto difficoltosa, se non pressoché impossibile senza l’aiuto di progetti di conservazione attiva che prevedano interventi di traslocazione. Un simile progetto è attualmente in fase avanzata di progettazione per l’area del Tarvisiano (il suo acronimo è ULYCA, che sta per “Azioni urgenti di conservazione della lince: rinforzo della metapopolazione nelle Alpi sud-orientali e dinariche”), dove dovrebbero essere trasferite due femmine ed un maschio di lince provenienti dal Giura svizzero per costituire un nucleo popolazionale - grazie anche alla presenza dei citati maschi territoriali isolati - che possa fungere da ponte tra la popolazione delle Alpi svizzere nord-occidentali e quella sloveno-croata. Quest’ultima, peraltro, versa in uno stato di ‘sofferenza’ a causa, molto probabilmente, di fenomeni di depressione da inbreeding e di attività di bracconaggio insostenibile nel lungo periodo: si pensi che qui la reintroduzione data al lontano 1973, e che quindi 40 anni non sono stati sufficienti per assicurare prospettive di lungo termine alla popolazione…!  
Dell’orso ormai si sa: il successo biologico del progetto di reintroduzione - noto come Life-Ursus - condotto tra il 1999 ed il 2002 nell’area del Trentino occidentale è stato tale che, a fine 2012, venivano stimati presenti nella vasta area colonizzata dalla specie nelle Alpi centrali ben 43-48 esemplari. Il 2013 ha fatto registrare alcuni episodi eclatanti, come il primo caso di bracconaggio documentato in territorio trentino, con l’uccisione di M2 - un maschio di 6 anni radiocontrollato - avvenuta nel mese di settembre in Val di Rabbi e l’abbattimento, autorizzato dalle autorità elvetiche, di M13 il 19 febbraio in Val Poschiavo (CH), a causa del comportamento eccessivamente confidente e delle abitudini alimentari ‘borderline’ acquisite dal giovane maschio. Finora non si è potuto registrare, se non in una direzione da ovest verso est, il passaggio di individui tra la popolazione neoformata delle Alpi centrali e quella, sicuramente vitale perché molto numerosa (nonché oggetto di attenta attività venatoria), della Slovenia: il flusso genico tra le due popolazioni renderebbe la prima più al sicuro da possibili fenomeni di progressivo impoverimento genetico legato al basso numero di fondatori (9). In ogni caso, accanto all’aspetto appena evidenziato di (quasi straordinario!) successo demografico, nei prossimi anni dovrà necessariamente essere realizzata una attenta ricalibratura delle misure di convivenza con la popolazione ursina e di intervento anche attivo sui soggetti cosiddetti problematici, per garantire una conservazione a lungo termine della specie. Si tratta di versanti dal significato più sociale che tecnico-scientifico, che spaziano dalla definizione di politiche di rifusione dei danni efficienti ad interventi di informazione indirizzati al pubblico generico: aspetti che hanno purtroppo evidenziato nell’ultimo periodo non poche criticità.
Anche nell’arco alpino centro-orientale la componente venatoria guarda con un misto di interesse e di timore alla situazione in atto: il fascino, quasi carismatico, di queste specie è indubbiamente presente anche tra i cacciatori. D’altro canto la predazione attiva sulle popolazioni di ungulati cacciabili esercitata da lince (in particolare per quanto riguarda il capriolo) e lupo (in questo caso estesa anche al cervo) suscita in certi casi timori di una riduzione dei carnieri disponibili per l’attività venatoria. L’orso, sotto questo profilo, non viene percepito come un competitore, dato il suo comportamento alimentare onnivoro, ma i cacciatori, in quanto appartenenti alle comunità rurali, avvertono le tensioni e le criticità di carattere sociale cui si è fatto cenno, e potrebbero in realtà costituire dei veicolatori di corrette informazioni, data la loro conoscenza specifica del mondo animale: purché vengano coinvolti dagli Enti pubblici, in un percorso condiviso e trasparente!

 

Alessandro Brugnoli
Associazione Cacciatori Trentini

 

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Distribuzione delle segnalazioni di lince confermate nelle Alpi 2009-2011 - Fonte: SCALP Status and Conservation of the Alpine Lynx Population


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Il percorso di dispersione di Slavc (in rosso) dal territorio del branco natale di Slavnik (in verde) al nuovo home range nella Lessinia veronese (in azzurro) - Fonte: Progetto SLOWOLF  www.volkovi.si


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Un orso bruno sorpreso dalla fototrappola in attività di alimentazione presso una mangiatoria per caprioli, 15 aprile 2010, Alta Val di Non, Trentino.


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I due cuccioli di lupo nati dalla coppia Slavc-Giulietta, 11 agosto 2013, Lessinia veronese (foto Paolo Parricelli/Parco Naturale Regionale della Lessinia).