l Distretto Trento è localizzato nella parte centrale della Provincia ed è tagliato nel mezzo dal corso del ï¬ume Adige. È costituito da quindici Riserve di diritto, un’Azienda faunistico venatoria, da una foresta demaniale e da due bandite di caccia. La superï¬cie complessiva è di 32.000 ettari di cui 30.870 a gestione ACT. La dimensione media delle Riserve di caccia è di 2.058 ettari. Il principale complesso montuoso che caratterizza il Distretto è la Paganella, seguito dal Monte Bondone, dalla Marzola e dal Calisio. Il Distretto contiene il capoluogo della Provincia: questo determina un’antropizzazione particolarmente impattante in una porzione considerevole del Distretto.
Nonostante la presenza della città di Trento, nel Distretto sono ben rappresentati i tre principali Ungulati.
Il Camoscio abita oramai quasi tutti gli habitat idonei presenti. La popolazione più importante è quella della Paganella con una consistenza che si è attestata sulle 800 unità (dati del 2015).
La seconda popolazione per importanza è quella del Monte Bondone con circa 300 capi presenti sul territorio delle Riserve del Distretto e con 35 assegnazioni. Una piccola porzione della Vigolana gravita sul Distretto Trento, con circa una sessantina di capi presenti e una diecina di abbattimenti (dati riferiti alla Vigolana e alla Marzola). Il Cervo è tornato ad essere, dopo un crollo demograï¬co registrato verso la ï¬ne degli anni ‘90 dello scorso secolo, una delle presenze faunistiche più importanti del complesso della Paganella. Attualmente la consistenza stimata in quest’area è dell’ordine dei 150 soggetti.
È presente un secondo nucleo nel Distretto nella porzione in sinistra orografica del fiume Adige, attestato sul Complesso dell’Argentario, in una zona di confine tra i Distretti Trento e Cembra. Questo nucleo di cervi è numericamente poco consistente ma problematico dal punto di vista gestionale in ragione delle vicinanza con la città di Trento. Infine da segnalare l’interessamento del Distretto Trento dalla presenza dei soggetti del nucleo della Valle di Cei.
Il capriolo rimane la specie più rappresentata nonostante la contrazione degli effettivi registrata a partire dal 2003-2004: oggi il carico di prelievo è stato sensibilmente ridotto in ragione della difficoltà che continua a mostrare il piccolo ungulato con un carico di prelievo di circa 300 caprioli di cui 122 maschi.