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La Beccaccia è specie classificata vulnerabile ed in largo declino (SPEC 3W, Tucker&Heath 1994; SPEC 3, BirdLife International 2004). Le cause della diminuzione della popolazione sono riconducibili da un lato alla grande pressione venatoria (soprattutto in Francia ed in Italia) a cui è soggetta, dall’altro alle trasformazioni ambientali (Regno Unito) di semplificazione dell’ambiente forestale (ad esempio perdita di boschi cedui a favore di densi impianti di conifere). Ogni anno in Europa vengono abbattuti circa 3-4 milioni di individui attraverso l’attività venatoria, di cui il 93% circa in Francia, Italia e Grecia: in Italia viene stimata una media di 1 milione di individui cacciati per anno (Spanò 2001 in Aradis et al. 2006).
La quasi totalità della popolazione europea di Beccaccia nidifica ad alte latitudini in Russia, Bielorussia, Finlandia, Svezia e Norvegia. Gli ambienti più frequentati sono caratterizzati da foreste umide di latifoglie anche miste a conifere, con abbondante e denso sottobosco ed intervallate da radure. Le aree di svernamento sono distribuite primariamente alle medie e basse latitudini dell’Europa occidentale e mediterranea. Ridotta e distribuita in modo frammentario la popolazione nidificante italiana, compresa tra le poche decine ed il centinaio di coppie sulle Alpi e gli Appennini, a quote comprese tra 500-1100 m slm. Diffusa ed anche
rilevante la presenza nel corso delle fasi di migrazione e durante lo svernamento, quando si stimano 50.000-
100.000 individui ampiamente distribuiti in Italia (Spina&Volponi 2008).
In fig. 1 è rappresentata la mappa delle località di inanellamento in Italia (1982-2003), tratta dall’Atlante della Migrazione degli Uccelli in Italia (AMUI: Spina&Volponi 2008). Per delineare la fenologia della specie si riporta, sempre tratta dal medesimo AMUI, la suddivisione del ciclo annuale utilizzata in quel contesto nell’illustrazione delle carte stagionali di ricattura (fig. 2).

 

Alessandro Brugnoli


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Figura 1(a sinistra) - Mappa delle località di inanellamento in Italia (1982-2003) (Spina&Volponi 2008).
Figura 2(a destra) - Suddivisione fenologica del ciclo annuale utilizzata nelle carte stagionali di ricattura (Spina&Volponi 2008).


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Figura 3 (a sinistra) - Ricatture in Italia di individui esteri inanellati come pulli (n = 23) (Spina&Volponi 2008).
Figura 4 (a destra) - Individui esteri inanellati come pulli o giovani/adulti nelle pentadi del periodo di nidificazione e individui inanellati in Italia e ripresi all’estero durante il periodo riproduttivo (n = 36) (Spina&Volponi 2008).

Le ricatture di pulcini indicano una prevalenza di popolazioni finlandesi e russe; le rotte seguite sono tra loro quasi parallele, con una netta componente NE-SW (fig. 3). In tal senso, le segnalazioni in Italia settentrionale sono soprattutto relative a marcaggi effettuati più a NW, rispetto a quelle delle beccacce ricatturate nelle regioni meridionali. Spostamenti con maggiore componente verso occidente sono invece seguiti dai soggetti inanellati in aree più orientali della Russia continentale.
L’analisi delle aree di origine degli uccelli che giungono in Italia conferma in modo evidente la rilevanza primaria della regione baltica e finlandese, con singoli dati dalla Russia continentale e dalle aree balcaniche (fig. 4).


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Figura 5 (a sinistra) - Ricatture all’estero di individui inanellati in Italia (tutti i record) (n = 35) (Spina&Volponi 2008).
Figura 6 (a destra) - Individui inanellati in Italia in qualsiasi periodo e ricatturati all’estero durante le pentadi del periodo di nidificazione (tutti i record) (n = 9) (Spina&Volponi 2008).

La distribuzione delle ricatture italiane all’estero comprende da un lato la Francia mediterranea, dall’altro sia aree balcaniche che baltiche e della Russia centrale. Soprattutto le ricatture alle longitudini più distanti nella Russia asiatica si riferiscono ad aree ben più orientali rispetto anche a quelle di origine degli uccelli esteri segnalati in Italia (fig. 5).
Molto interessanti le ricatture all’estero nelle fasi di nidificazione, le quali confermano l’arrivo, in Italia, di popolazioni fortemente orientali della specie, lungo rotte caratterizzate quindi da una forte componente E-W (fig. 6).

Status in Trentino

Al fine di inquadrare lo status della specie a livello provinciale si fa riferimento all’Atlante degli Uccelli nidificanti e svernanti in provincia di Trento (AUNSPT), edito nel 2005 dall’allora Museo Tridentino di Scienze Naturali - oggi Museo delle Scienze/Muse - (Pedrini et al. 2005). Il testo della specie ivi contenuto è stato redatto da Luigi Marchesi e Michele Caldonazzi. Va tenuto presente che il periodo di riferimento della raccolta dati utilizzati per la redazione dell’AUNSPT è compreso tra il 1986 ed il 1995, con aggiornamenti al 2003.

Corologia e sottospecie

Eurosibirica (eurosibiricomacaronesico-himalaiana); specie monotipica.

Fenologia

In Italia sedentaria parziale nidificante, migratore regolare, svernante.

Distribuzione

La Beccaccia è ampiamente distribuita nell’Europa centro settentrionale, inclusa la Scandinavia, le Isole britanniche e molte altre isole minori, mentre è piuttosto rara nell’Europa centro-meridionale.
In Italia la presenza della specie in periodo riproduttivo è molto frammentaria ed è limitata essenzialmente all’Arco alpino, all’Appennino tosco-emiliano e, in misura più limitata, alla Padania; sporadiche riproduzioni più a sud non sono state confermate. Complessivamente la popolazione italiana è stimata in 30-100 coppie (Spanò in Meschini&Frugis 1993).
La Beccaccia sverna in tutta l’Europa occidentale, nella Penisola italiana, in quella balcanica e nelle Isole britanniche.

NIDIFICAZIONE

Distribuzione in Trentino

La Beccaccia risulta distribuita solamente nella porzione occidentale della provincia e in pochissime località di quella orientale. I dati raccolti sono riferibili nella quasi totalità a esemplari osservati in primavera durante le parate aeree, costituite da voli canori e inseguimenti. È verosimile che questa specie a livello provinciale abbia una distribuzione più ampia di quella mostrata in figura, a causa delle sue abitudini crepuscolari-notturne che la rendono difficilmente rilevabile in assenza di monitoraggi mirati. Nell’ambito del territorio provinciale sono note stazioni di passo assai frequentate dalla specie soprattutto durante la migrazione postriproduttiva, quali la Bocca di Caset (Val di Ledro), il Passo del Brocon (Tesino) e alcuni valichi situati in Val di Cembra.


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Preferenze ambientali

La maggior parte delle osservazioni di Beccaccia ricade principalmente in ambienti boscati intercalati da zone aperte di vario genere, posti a quote comprese tra i 500 e i 1500 m. Le parate aeree sono state osservate prevalentemente in radure collocate all’interno di fustaie di conifere (Abete rosso, Abete bianco e Larice) del livello montano (Gruppo di Brenta, numerose località) e, meno frequentemente, all’interno di praterie secondarie circondate da boschi cedui del livello collinare (ad es. Drena). Il periodo nel quale sono state osservate beccacce coinvolte in parate aeree canore è compreso tra il 2 aprile al 16 giugno (37 osservazioni, anni 2001-2002).

Popolazione

Nessun dato di densità è noto per il Trentino. Recentemente sono stati accertati quattro casi di nidificazione della specie in Val di Non: nel comune di Fondo (ritrovamento di tre pulli il 19/6/97, M. Macaion, 1680 m), nel comune di Ronzone (nido con 4 uova l’11/7/01, M. Roen,  1550 m), nel comune di Terres (pullus predato, 18/6/02, 1540 m, Sabbionare) e in quello di Vervò (nido con 4 uova, 10/5/03, 900 m, M. Malachino).
In anni più recenti sono stati peraltro accertati, e raccolti principalmente tramite l’ABT, numerosi casi di nidificazione della specie in ambito provinciale, grazie alla collaborazione di molti cacciatori cinofili appassionati.

SVERNAMENTO

Distribuzione in Trentino

La presenza invernale della Beccaccia appare assolutamente episodica: pochissime tavolette nel Primiero-Vanoi, in Valsugana-Tesino e nelle Giudicarie inferiori. Le segnalazioni però di questa specie avvenute in inverno a Riva del Garda e a Lases, in Val di Cembra, lasciano supporre che la Beccaccia in Trentino abbia un areale di svernamento più ampio di quello tratteggiato dall’indagine dell’AUNSPT, anche se va rilevato come sia probabile che le condizioni climatiche influenzino notevolmente la distribuzione di questa specie che in inverno è relativamente termofila.


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Preferenze ambientali

Tutte le osservazioni di Beccacce sono state effettuate in prossimità di ambienti umidi (ontanete, zone umide a Ciperacee e torrenti) e talvolta in coltivi.

Popolazione

Nessun dato di densità è noto per il Trentino.

Il prelievo venatorio della Beccaccia in provincia di Trento

Modalità di caccia

La Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge comunitaria 2009, art. 42 compilata dall’ISPRA nel luglio 2010, per quanto attiene alla Beccaccia, afferma che “…Nel piano di gestione europeo dedicato a questa specie il prelievo venatorio è considerato un fattore di rischio complessivamente di importanza media, ma viene sottolineata la necessità che venga assicurata un’efficiente raccolta ed analisi dei dati relativi ai carnieri realizzati (numero dei capi abbattuti per unità territoriale di gestione; rapporto maschi/femmine e giovani/adulti in un campione significativo del carniere complessivo). Tale condizione non è ancora attuata in Italia e pertanto, seguendo il principio di precauzione, si rende opportuno stabilire un carniere prudenziale, in attesa di poter formulare limiti di prelievo supportati dalle suddette statistiche. In questo contesto si raccomanda l’adozione di un carniere giornaliero e stagionale non superiore rispettivamente a 3 e 20 capi per cacciatore…”.
In relazione ai periodi di possibile esercizio venatorio* la medesima Guida prosegue così “…Secondo il documento “Key Concepts” la fine del periodo di riproduzione e dipendenza è fissata al 20 agosto (2a decade di agosto) e l’inizio della migrazione prenuziale al 10 gennaio (2a decade di gennaio). Un periodo di caccia compreso tra il 1° ottobre ed il 10 gennaio risulta teoricamente compatibile con il periodo di fine della riproduzione e dipendenza definito dal documento “Key Concepts”. Stante lo stato di conservazione della specie e la forte pressione venatoria alla quale viene sottoposta, l’ISPRA considera idonea per la conservazione e la razionale gestione della specie la chiusura della caccia al 31 dicembre. Come suggerito dal Piano di gestione europeo (azione prioritaria) va in ogni caso prevista l’introduzione di un efficiente e rapido sistema di sospensione del prelievo in presenza di eventi climatici sfavorevoli alla specie (nevicate in periodo di svernamento e/o periodi di gelo protratti), che inducono le beccacce a concentrarsi in aree circoscritte dove divengono particolarmente vulnerabili…”.
Il periodo di caccia alla specie consentito a livello nazionale dalla L. n. 157/92 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e ss.mm. (art. 18) va dalla 3a domenica di settembre al 31 gennaio.
Il periodo di caccia alla specie consentito in provincia di Trento dalla L.P. n. 24/91 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio della caccia” e ss.mm. va dalla 3a domenica di settembre al 15 dicembre. L’esercizio venatorio è consentito per non più di tre giorni alla settimana, con esclusione del martedì e del venerdì (art. 29 L.P. n. 24/91 e ss.mm.).
È inoltre stato fissato, ormai da oltre un decennio, un carniere individuale giornaliero di 3 capi (ai sensi della deliberazione del Comitato faunistico provinciale n. 392 del 28 agosto 2003).
Nelle Prescrizioni tecniche per l’esercizio della caccia in provincia di Trento adottate annualmente dal Comitato faunistico provinciale (ai sensi dell’art. 12 della L.P. n. 24/91 e ss.mm.) si specifica come il prelievo dalla 3a domenica di settembre al 15 dicembre possa essere effettuato sia da appostamento fisso, nel rispetto dei requisiti di legge, in località precedentemente indicate dal cacciatore sul tesserino di caccia, sia in forma vagante**. Dal 1 ottobre al 30 novembre la caccia da appostamento fisso alla fauna migratoria è peraltro consentita per cinque giorni alla settimana, fermo restando il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì.
È comunque da ricordare come l’esercizio venatorio alla Beccaccia da appostamento fisso sia una possibilità assolutamente non praticabile per l’esplicito divieto stabilito all’art. 38, comma 1, lettera ff), della L.P. n. 24/91 e ss.mm. ( “…[È vietato a chiunque] la posta alla beccaccia e la caccia da appostamento, sotto qualsiasi forma, al beccaccino…”).
Un’ultima limitazione imposta dal citato art. 29 della L.P. n. 24/91 e ss.mm. è costituita dal divieto di caccia alla Beccaccia su terreno coperto da neve in tutto o nella maggior parte.

Serie storica del prelievo realizzato in provincia di Trento

La fonte dei dati è costituta dalla BDACT : questa Banca Dati è costituita dall’insieme dei dati relativi ai prelievi complessivamente realizzati da parte dei soci e raccolti da parte dei Rettori delle 209 Riserve di caccia provinciali. Infatti, le citate Prescrizioni tecniche per l’esercizio della caccia in provincia di Trento stabiliscono annualmente come, a fini statistici, al termine della stagione venatoria, e comunque entro il 31 marzo di ogni anno, l'Ente gestore debba trasmettere al Servizio Foreste e fauna provinciale, su supporto informatico, i dati complessivi desunti dalla scheda per l’annotazione della selvaggina abbattuta, da compilarsi da ciascun cacciatore. Entro la stessa data l’Ente gestore è altresì tenuto a consegnare al Servizio Foreste e fauna i tesserini di caccia (che vanno a costituire una Banca Dati parallela, BDTES, cfr. oltre). Sono esclusi dall’analisi, quindi, i prelievi realizzati nelle 6 Aziende faunistico-venatorie presenti sul territorio provinciale.


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Figura 7 - Serie storica (1965-1995 a step di 5 anni, 2000-2013 annuale) della numerosità del prelievo di Beccaccia realizzato nelle 209 Riserve di caccia della provincia di Trento.

La media del prelievo realizzato nel periodo 2000-2013 (14 anni) è pari a 4077(±1175 DS) Beccacce; nel medesimo periodo il prelievo massimo realizzato è quello del 2013 (6308 capi), il prelievo minimo è quello del 2002 (2164 capi: fig. 7).

Carnieri stagionali individuali

È stato possibile esaminare anche i dati dei tesserini di caccia individuali previsti all’articolo 8 delle Prescrizioni tecniche per l’esercizio della caccia nel territorio provinciale per le stagioni venatorie 2011, 2012  e 2013, a titolo ricognitivo. La Banca Dati (BDTES) rilevati dai tesserini di caccia è stata messa a punto dall’ACT con il supporto dell’Associazione Ornitologica Capannisti Trentini: ogni anno, al termine della stagione venatoria, viene prodotta e sottoposta all’Amministrazione provinciale una relazione “Migratoria - Analisi del prelievo venatorio e possesso dei richiami vivi”, all’interno della quale l’esame dei carnieri è però limitato alle sole specie dei turdidi***. Si è quindi inteso in questo contesto valorizzare l’imponente lavoro di raccolta, lettura e archiviazione dei dati dei quasi 7.000 tesserini consegnati annualmente, in modo da rendere disponibile una valutazione oggettiva delle dimensioni dei carnieri stagionali individuali effettivamente realizzati.
Nel 2011, 827**** cacciatori hanno segnalato l’abbattimento di almeno una Beccaccia sui rispettivi tesserini, rispetto ai 6865 permessi/tesserini esaminati e disponibili nella BDTES (percentuale di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento di Beccaccia: 12,05%). 621 cacciatori sugli 827 complessivi che hanno realizzato almeno un abbattimento hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 1 e 9 Beccacce (621/827: 75,09%); 143 hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 10 e 19 Beccacce (143/827: 17,29%); 63 hanno dichiarato un carniere stagionale superiore alle 20 Beccacce (63/827: 7,62%). Il carniere stagionale individuale massimo realizzato è stato pari a 59 Beccacce (Graziano Caresani, Riserva di caccia di Fiavè).
Nel 2012, 708 cacciatori hanno segnalato l’abbattimento di almeno una Beccaccia sui rispettivi tesserini, rispetto ai 6749 permessi/tesserini esaminati e disponibili nella BDTES (percentuale di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento di Beccaccia: 10,49%). 612 cacciatori sui 708 complessivi che hanno realizzato almeno un abbattimento hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 1 e 9 Beccacce (612/708: 86,44%); 87 hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 10 e 19 Beccacce (87/708: 12,29%); 9 hanno dichiarato un carniere stagionale superiore alle 20 Beccacce (9/708: 1,27%). Il carniere stagionale individuale massimo realizzato è stato pari a 36 Beccacce (ancora Graziano Caresani, Riserva di caccia di Fiavè).
Nel 2013, 722 cacciatori hanno segnalato l’abbattimento di almeno una Beccaccia sui rispettivi tesserini, rispetto ai 6680 permessi/tesserini esaminati e disponibili nella BDTES (percentuale di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento di Beccaccia: 10,81%). 592 cacciatori sui 722 complessivi che hanno realizzato almeno un abbattimento hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 1 e 9 Beccacce (592/722: 81,99%); 103 hanno dichiarato un carniere stagionale compreso tra 10 e 19 Beccacce (103/722: 14,27%); 27 hanno dichiarato un carniere stagionale superiore alle 20 Beccacce (20/722: 2,77%). Il carniere stagionale individuale massimo realizzato è stato pari a 41 Beccacce (Carlo Moltini, Riserva di caccia di Pieve di Ledro).

Riepilogando, nel 2011-2013:

  1. una percentuale del 10,49-12,05% di cacciatori ha segnalato l’abbattimento di almeno una Beccaccia sui rispettivi tesserini, rispetto al totale dei permessi/tesserini esaminati e disponibili nella BDTES;
  2. una percentuale del 75,09-86,44% di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento ha dichiarato un carniere stagionale compreso tra 1 e 9 Beccacce;
  3. una percentuale del 12,29-17,29% di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento ha dichiarato un carniere stagionale compreso tra 10 e 19 Beccacce;
  4. una percentuale del 1,27-7,62% di cacciatori che hanno realizzato almeno un abbattimento ha dichiarato un carniere stagionale superiore alle 20 Beccacce;
  5. il carniere stagionale individuale massimo realizzato è stato pari a 36-59 Beccacce.

Utilizzando come fonte la citata BDTES è possibile infine rappresentare, in questo contesto, anche la distribuzione mensile del prelievo realizzato a scala provinciale per le medesime tre stagioni venatorie, 2011, 2012 e 2013 (fig. 8). Come risulta di tutta evidenza, la maggiorparte del prelievo viene effettuato nel corso del mese di ottobre.


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Distribuzione del prelievo per Riserve

La fonte dei dati utilizzata per l’elaborazione delle rappresentazioni cartografiche delle figg. 9-11 è costituta dalla citata BDACT .
Come risulta evidente il prelievo venatorio si concentra nei settori centro-meridionali del territorio provinciale. I Distretti Trento, Adige sinistra e Adige destra hanno realizzato, nei tre anni considerati, i prelievi più consistenti.


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Figura 9 - Distribuzione per singola Riserva di caccia del prelievo di Beccaccia realizzato in provincia di Trento nel 2011.


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Figura 10 - Distribuzione per singola Riserva di caccia del prelievo di Beccaccia realizzato in provincia di Trento nel 2012.


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Figura 11 - Distribuzione per singola Riserva di caccia del prelievo di Beccaccia realizzato in provincia di Trento nel 2013.

 


* I principi comunitari sono stati recepiti a livello nazionale con l’articolo 42, comma 2, della L. n. 96 del 4 giugno 2010  (Legge comunitaria 2009, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 25 giugno 2010, n. 146, S.O.), che ha introdotto il seguente comma all’art. 18 della L. n. 157/92, senza tuttavia modificare contestualmente i periodi di cacciabilità delle specie:
“1-bis. L’esercizio venatorio è vietato, per ogni singola specie:
● durante il ritorno al luogo di nidificazione;
● durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli”.

** La Beccaccia infatti fa parte della “selvaggina migratoria”, secondo l’elenco fornito dall'ex Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ISPRA).

*** Nella relazione della stagione venatoria 2013-2014 - l’ultima disponibile - viene tra l’altro doverosamente sottolineato il fatto che “…la rendicontazione dei dati desunti dai tesserini venatori risulta, così com’è impostata, un’attività davvero improba e defatigante se si pensa alla necessità di leggere uno per uno i circa 7.000 tesserini di caccia. Si auspica, come si è già concordato nel corso dell’autunno, che la Provincia si faccia carico in futuro della lettura ottica dei tesserini di caccia consegnati dai cacciatori o, in alternativa, se ritiene di voler delegare questa attività, (che) metta l’Associazione nelle condizioni, anche economiche, di poter lavorare con strumenti più moderni ed efficaci. Quanto sopra, come si è già avuto modo di rappresentare, risulta imprescindibile anche in considerazione delle previsioni introdotte dal Decreto interministeriale del 6 novembre 2012 di approvazione dell’art. 10 della Direttiva 2009/147/CE e del conseguente grado di dettaglio delle informazioni richieste a riguardo dai competenti Ministeri…”.

**** Questo dato, ovvero il numero di cacciatori che hanno segnalato l’abbattimento di almeno una Beccaccia sui rispettivi tesserini nell’anno record storico per quanto riguardo il prelievo provinciale - ossia il 2011 -, può essere ritenuto un indicatore affidabile del numero (perlomeno minimo) di cacciatori praticanti l’esercizio venatorio alla Beccaccia: aggiungendovi prudenzialmente un 10% di cacciatori che, pur essendosi dedicati a questa tipologia di caccia, non hanno realizzato prelievi in quell’anno, otteniamo una stima pari a circa 900 cacciatori. Si tenga conto che la caccia alla Beccaccia è, evidentemente, esercitata con l’ausilio del cane da ferma: stime precedenti, basate essenzialmente sui titolari di permesso di caccia che hanno optato per la copertura assicurativa aggiuntiva del proprio ausiliare ed in base ad una specifica indagine condotta nel 2005 (e ripetuta nel 2010) sul numero di cani presenti in ogni singola Riserva di caccia distintamente per tipologia degli stessi (Umberto Zamboni, com. pers.), fornivano un valore - in termini sostanzialmente, peraltro - di 1300-1500 cacciatori cinofili presenti in provincia di Trento intorno agli anni 2009-2010, appunto.

 

Bibliografia

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Tonolli G., 2014 - Il Progetto Beccaccia Trentino. Il Cacciatore Trentino 95:43-45
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